Comprensione è una parola che racchiude la capacità di far scattare qualcosa di nuovo, di attivare un cambiamento, di stimolare e far crescere le relazioni e i pensieri. Una sorta di bottone/enter esistenziale. L’etimologia è interessante: il latino comprehensio significa afferrare con la mente, contenere in sé. C’è una spinta, una gestualità che avvolge e include. Comprensione, quindi, nel senso più ampio di capire con la logica, ma anche di abbracciare con il corpo e con l’emotività. Che cosa? Una persona, ma anche un lavoro, un libro, un discorso. Nel lavoro, ad esempio, per chi scrive testi e si occupa di copywriting, significa cercare sul web e fuori (alla radio, in TV, al cinema, sfogliando libri o guardando fotografie), lasciandosi andare a un flusso che non è mai troppo sistematico, e intervistare chi ne sa più di te. Un’immersione nel contenuto che fa scattare qualcosa, che fa quasi sentire l’acquolina, il gusto di una storia da raccontare. Nelle relazioni con gli altri comprensione è soprattutto sospensione di giudizio, apertura, attitudine alla ricezione e anche provare a immedesimarsi con chi si ha di fronte, per cercare di vivere il suo punto di vista. Sentirsi compresi è appagante ma lo è anche, e forse ancora di più, riuscire a comprendere finalmente e fino in fondo l’altro. Per approdare, magari insieme, in luoghi sconosciuti.